FESTIVAL 2020

Cantieri Aperti VII – The Empty Museum
ottobre – novembre 2020
Massa, ex galleria Margini, 16-25 ottobre
online su http://www.barequador-cantieriaperti.com dal 25 ottobre

Con: Beatriz Escudero, Cripta 747, Kasia Sobucka, Giacomo Montanelli, Valentina
D’Amaro, Nella Marchesini, Beatrice Meoni, Pier Luigi Zonder Mosti, Giorgio Giuseppini,
Giulio Saverio Rossi, Alice Ronchi, Michelangelo Consani, Salvator Rosa, Matteo Fato,
Virginia Zanetti, Marcello Spada, Silvia Hell, Ruth Beraha, Maria Cecilia Cirillo, Matteo Pirolo

Semi Cattivi presenta, dal vivo e sul web, la settima edizione del festival Cantieri Aperti
intitolata The Empty Museum. La programmazione avrà inizio il 16 ottobre con due mostre
alla ex Galleria Margini di Massa e proseguirà con tre incontri online dedicati alla scena
artistica italiana. Terminerà con due giorni di eventi al museo mudaC di Carrara.

Cantieri Aperti VII – The Empty Museum
The Empty Museum prosegue la storia di Cantieri Aperti, festival che ogni anno
sperimenta diversi tipi di eventi e produzioni realizzati in luoghi ogni volta differenti, attorno
al quartiere di Borgo del Ponte e in sedi dislocate nella provincia di Massa-Carrara. La
vocazione camaleontica del festival quest’anno si materializza nella rilettura di temi quali la
dislocazione spaziale (tra locale e globale) e dell’indagine sul territorio, focalizzandosi
sull’immagine e sul concetto ambiguo di museo vuoto. Luogo svuotato dai significati, dal
valore, dai fruitori, il museo si mostra come contenitore di possibili storie in divenire, di
riflessioni e riletture sul canonizzato, e quindi come luogo di ombre e libertà, permeabile
all’emergere di rinnovamenti formali e concettuali.

Bar Equador / Bar Ecuador
Bar Equador è un luogo fittizio che prende ispirazione da un posto reale. Il vero Bar Ecuador, dove il vino costa un euro e si organizzano mostre ed eventi culturali da oltre venti anni, si trova a Massa, al confine di Borgo del Ponte. Attraverso la creazione di un doppio, che resta attaccato al reale come un gemello siamese, il progetto delinea lo statuto dei luoghi del presente, divisi tra reale e virtuale, tra desiderio e fallibilità. Bar Equador è il luogo che ospita le persone che vivranno il festival attraverso la rete, ma è anche una possibile istituzione temporanea che rianima con nuove mostre una galleria d’arte contemporanea che a Massa aveva aperto e oggi è inattiva (Galleria Margini). La mostra collettiva (vedi sotto) si presenta come prima riflessione sul tema della pittura tra locale e globale, e sarà affiancata da una serie di approfondimenti che saranno presentati su http://www.barequador-cantieriaperti.com dove, dal 25 ottobre, si sposteranno tutti gli eventi di questo format curatoriale.
Il sito è realizzato da Maria Cecilia Cirillo e Matteo Pirollo.
Bar Equador è a cura di Alessandra Franetovich, Giulio Saverio Rossi e Gabriele Tosi.

Bar Equador: A Local History for a Global Medium
Parte del progetto Bar Equador, la mostra collettiva Bar Equador: A local history for a global
medium presenta una riflessione sulla pittura a partire da una sua declinazione locale, con la provincia di Massa-Carrara e i suoi dintorni quale terreno di indagine. Il progetto propone un immaginario inatteso in cui la diffusione della pratica pittorica è in grado di rovesciare la
percezione comune che associa gli artisti della zona Apuana con il marmo e la scultura.
L’affezione dell’umanità per la pratica pittorica è nota sin dalla preistoria e da allora si è
dimostrata un’espressione artistica in grado di ricoprire un ruolo di rilievo nel susseguirsi dei secoli e di sopravvivere alle mutazioni delle rappresentazioni, delle forme e dei codici artistici, per essere, ancora oggi, una pratica la cui carica rappresentativa rimane immutata in ogni cultura e angolo del mondo.
La mostra nasce dall’esigenza di pensare questo medium nell’era attuale caratterizzata dal
tema della distanza, affrontandolo nell’ottica della relazione tra il luogo di produzione
dell’opera e il percorso attraverso cui si affaccia al circuito dell’arte contemporanea. Il progetto mette in dialogo opere di artisti le cui ricerche sono accomunate da una pratica assidua e costante della pittura. Artisti diversamente legati al territorio di Massa-Carrara, le cui vicende di partecipazione alla scena artistica sono dissonanti. All’eterogeneità delle forme e degli stili esposti, si unisce infine la scelta del luogo espositivo: il progetto sovrappone due realtà geograficamente vicine quali Bar Ecuador e l’ex galleria Margini, entrambe attive nella circolazione dell’arte nel territorio, ma con vocazioni e destini ben diversi. Gli artisti in mostra sono Valentina d’Amaro, Giorgio Giuseppini, Nella Marchesini, Beatrice Meoni, Giulio Saverio Rossi e Pier Luigi Zonder Mosti.

Valentina D’Amaro (Massa, 1966)
Vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di
Brera continua lo studio e la sperimentazione dei procedimenti pittorici anche attraverso l’esecuzione di numerose copie da dipinti del passato. L’aspetto tecnico è ritenuto fondamentale per conferire ai lavori una particolare profondità e vibrazione. Già in quel
periodo emerge l’interesse per quello che poi diventerà il tema d’elezione di quasi tutta la
sua produzione: il Paesaggio.

Giorgio Giuseppini (Massa 1941)
Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara, è docente di Discipline Pittoriche al
Liceo Artistico a Massa. Tra le sue esposizioni in Italia all’estero, si ricordano la partecipazione nel 1975 alla X Quadriennale romana e l’antologica dell’88 al Palazzo Ducale di Massa- Carrara.

Nella Marchesini (Massa, 1901)
Trasferitasi a Torino, frequentò il clima artistico cittadino, divenendo allieva di Felice
Casorati e figura centrale della sua Scuola libera di pittura di via Galliari, in cui insegnò.
Molte le sue esposizioni, alla Promotrice (1928, 1930, 1934, 1935, 1937, 1951), alla
Biennale di Venezia (1928, 1930, 1932) e alla Quadriennale (1931, 1935). Nel 1930, il
matrimonio con il pittore torinese Ugo Malvano, poi la guerra, e ancora l’intensificarsi della
sua attività letteraria, anche a discapito della partecipazione alla scena artistica. Molte sue
opere sono oggi conservate presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di
Torino.

Beatrice Meoni (Firenze, 1960)
Dopo la laurea in Letterature straniere, si forma attraverso i lavori con compagnie teatrali e
scenografi di rilievo affiancano fin dall’inizio il lavoro di pittrice di scena a quello di
progettista per la poesia, per la prosa e per la danza.
Negli ultimi anni si dedica principalmente alla pittura e all’indagine e sperimentazione sulle
possibilità linguistiche della pratica pittorica. Nel 2012 inizia la sua collaborazione con la
galleria Cardelli & Fontana di Sarzana.

Giulio Saverio Rossi (Massa, 1988)
Ha studiato all’Accademia di Venezia e all’Accademia Albertina di Torino. Il suo lavoro è
un ripensamento continuo, in chiave critica e concettuale, del ruolo e delle possibilità della
pittura all’interno del dominio del visibile. Ha esposto in mostre personali e collettive in
Italia e all’estero ed è presente in collezioni pubbliche e private. È ideatore di Dispositivi
Inattuali, residenza d’artista del progetto Cantieri Aperti.

Pier Luigi Zonder Mosti (Massa, 1954)
Vive e lavora tra Massa e New York. Oltre alla professione di architetto, opera come
pittore, scultore e scenografo. è autore di una serie di importanti studi e interventi sul
patrimonio storico-artistico della provincia di Massa-Carrara. Negli anni ottanta ha eseguito
il calco del Portale di Biduino di Massa del XII secolo, custodito al Metropolitan di New
York, ed è autore di progetti di rinnovamento architettonico, come il lavoro di archeologia
industriale della Filanda di Forno.

Giacomo Montanelli: Rimpiattino
Nell’universo Bar Equador, prende anche vita Rimpiattino, prima personale di Giacomo
Montanelli. Prodotta da Cantieri Aperti per dare seguito e ideale conclusione della
residenza di cui Montanelli è stato protagonista nella scorsa edizione del festival, la mostra
presenta un ciclo di pitture inedito e un misterioso oggetto-scultura.
Le tele appaiono come frammenti di una proto narrazione e offrono allo spettatore una
sequenza ordinata che, per rappresentazione spaziale e temporale, evoca tanto le tavole
dei fumetti quanto le predelle rinascimentali.
Rimpiattino è la breve storia di un’esperienza notturna e pseudo spirituale di un essere
particolarmente leggero. Simile per agilità e capacità di movimento a un avatar senza
corpo, un soggetto quasi inafferrabile vive la fortuna di un ritrovamento misterioso e un
percorso attraverso i muri graffitati di un quartiere lo conduce a perdersi nell’ignoto del
cielo e dell’universo. La narrazione offerta dall’artista in pittura e in scultura è così
occasione per ragionare sulle qualità digital-age di corpi, architetture, luoghi e oggetti. In
Rimpiattino, Montanelli testimonia un mondo che assomiglia per realismo a quello “di
sempre”, ma le cui qualità sembrano voler spingere per condividere una dimensione più
magica e illusoria, onirica e mediata.

Giacomo Montanelli (San Miniato, 1996)
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il suo lavoro si svolge quasi sempre in
pittura. Sovente intende il contesto espositivo e i suoi dispositivi come una piattaforma di
collaborazione con altri artisti e curatori. Esemplare, in questo senso, il progetto NOI X
SEMPRE in cui dichiara sodalizio duraturo con gli artisti Federico Cantale e Jimmy Milani
(Spazio Yellow, Varese, 2019). Ha esposto in varie collettive fra cui: Gli Impermeabili, a
cura di Maria Chiara Valacchi (Spazio OWO, Milano, 2020); Simposio di pittura, a cura di
Luigi Presicce (Fondazione Lac o Le Mon, Lecce, 2019); Passion for the path of art, a cura
di Ilaria Bonacossa (Cardi Gallery, Milano, 2019); A question of desire, a cura di Bianca
Baroni, Adrian Paci e Gianni Caravaggio (Fondazione Pini, Milano, 2017); Stupido come
un pittore, a cura di Rossella Farinotti e Simona Squadrito (Villa Vertua Masolo, Milano,
2018). A Villa Vertua Masolo ha anche organizzato la collettiva Amaretto, nel 2019. Nel
2019 è stato artista in residenza del Festival Cantieri Aperti che oggi produce la sua prima
personale in uno spazio “reale” dopo Dexter, tradotta in un progetto editoriale da Aosta
Publishing/Toast project space nel 2020.

Portfolio review e incontri online

Nel programma online figura una portfolio review di livello internazionale con i curatori
Beatriz Escudero (Barcellona), Cripta747 (Torino) e Kasia Sobucka (nominata da
BlockFrei, Vienna), in dialogo con artisti segnalati da spazi del contemporaneo attivi in
Toscana: Michelangelo Consani (Museo d’Inverno), Stefano De Ponti (NUB Project
Space), Alice Ronchi (Lottozero), Salvator Rosa (Carico Massimo), Marcello Spada (Toast
project space), Virginia Zanetti (Estuario project space) e Ruth Beraha, Matteo Fato, Silvia
Hell (Cantieri Aperti). La portfolio review ha uno sviluppo privato, ma i risultati di questi
incontri prenderanno la forma di tre incontri online, ciascuno gestito da uno dei curatori, i
quali interagiranno con le pratiche degli artisti partecipanti. Il tutto sarà fruibile in diretta
streaming su http://www.barequador-cantieriaperti.com, il 28 ottobre, il 9 novembre e il 17
novembre, alle ore 18.

The Future is unwritten

Lo spazio del mudaC Museo delle Arti di Carrara sarà lo scenario di produzioni
commissionate ad artisti da Semi Cattivi. Attualmente chiusa per una trasformazione
interna, l’istituzione artistica è colta come luogo in transizione, tra la precedente esistenza
come CAP Centro Arti Plastiche e l’attuale configurazione di nuovo museo in divenire,
ancora non aperto alla cittadinanza. Gli interventi quindi daranno vita a una realtà
momentaneamente ferma, indagando aspetti e particolarità non note al pubblico dei
musei, cui generalmente sono mostrate le sedi artistiche solo durante i consueti orari di
apertura. Il progetto ideato da Franco Rossi.

Cantieri Aperti – The Empty Museum VII edizione
Ideato da: Semicattivi
direzione artistica del festival: Alessandra Franetovich, Stefania Gatti, Franco Rossi, Giulio
Saverio Rossi
Bar Equador è a cura di Alessandra Franetovich, Giulio Saverio Rossi, Gabriele Tosi
Cantieri Aperti / The Empty Museum è sostenuto da Toscanaincontemporanea 2020 di
Regione Toscana, in collaborazione con la Fondazione per le arti contemporanee in
Toscana(FACT)/Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci di Prato